Solo il 7% delle imprese ha già una figura dedicata alla sostenibilità. Il report Deloitte
Tra le imprese che hanno già implementato un “Piano di Sostenibilità”, solo 4 su 10 utilizzano dei Key Performance Indicators (KPI) per misurarne l’impatto. Anche il bilancio di sostenibilità è ancora poco diffuso: solo una azienda su 10 lo produce
La presenza del Responsabile della Sostenibilità (RSO) in azienda aumenta le iniziative di corporate social responsibility (CSR), aiuta a ridurre le cosiddette “socially irresponsible activities” e produce migliori risultati di business. Ma in Italia oggi solo il 7% delle imprese ha un Responsabile della Sostenibilità. E solo il 3% delle aziende ha già implementato un Piano di Sostenibilità. È quanto emerge dalla ricerca di Deloitte “Il ruolo del Sustainability Manager”, che indaga come viene gestita la sostenibilità all’interno delle aziende e quanto è diffusa la figura del Responsabile della Sostenibilità.
PIANIFICAZIONE STRATEGICA: UNA PRASSI POCO DIFFUSA
Dalla ricerca di Deloitte “Il ruolo del Sustainability Manager”, emerge che, nonostante la rilevanza dei temi legati alla sostenibilità dichiarata dalle aziende in Italia, la maggior parte delle imprese del nostro Paese non sta ancora gestendo tale aspetto in modo sistematico. Se si considera l’adozione di un Piano di Sostenibilità, solo il 3% delle organizzazioni lo ha già implementato, un altro 3% ha in programma di introdurlo, mentre un 11% sta valutando tale possibilità. Ma, in prospettiva, l’adozione di un Piano di Sostenibilità sembra destinata a diventare sempre più diffusa e integrata nel business.
Per valutare in modo oggettivo i benefici derivanti da un Piano di Sostenibilità – secondo quanto riporta Deloitte – è necessario elaborare un set di indicatori o Key Performance Indicators (KPI) in grado di coglierne l’impatto effettivo dentro e fuori il perimetro aziendale. Al momento, tuttavia, l’adozione di KPI per il monitoraggio è ancora poco diffusa: tra le realtà che in Italia hanno un Piano di Sostenibilità già operativo, solo 4 su 10 ne fanno già uso, quasi 3 su 10 hanno in programma di implementarli e 2 su 10 stanno valutando la possibilità di elaborarli.
L’IMPORTANZA DELLA RENDICONTAZIONE E COMUNICAZIONE
Secondo quanto riporta Deloitte, per comprovare il percorso di sostenibilità intrapreso dall’azienda è decisivo divulgare regolarmente informazioni circa l’impatto ambientale e socio-economico. Un mezzo utile a certificare le azioni intraprese dall’impresa è il bilancio di sostenibilità, uno strumento che in Italia oggi è adottato solamente da una azienda su 10 circa. Oltre al bilancio di sostenibilità, anche le attività di comunicazione sulla sostenibilità sono ancora appannaggio di una minoranza, pari a un decimo delle imprese. È interessante notare come, tra le realtà che veicolano il proprio impegno in questo ambito, il focus sia interno quanto esterno: i clienti e i dipendenti sono quasi in egual misura destinatari della comunicazione incentrata sui temi di sostenibilità.
INVESTIMENTI IN SOSTENIBILITÀ
Dalla ricerca emerge che oggi tra le imprese italiane è poco meno di un quinto a effettuare investimenti in ambito sostenibilità, un dato che raggiunge invece un terzo del totale tra le realtà che hanno registrato una crescita di fatturato nell’ultimo anno. Inoltre, la maggior parte delle aziende che non hanno in programma di realizzare un Piano di Sostenibilità è tendenzialmente meno incline della media a prevedere investimenti in tale area: è il 92% di queste ad affermarlo, contro la media dell’82%.
Esplorando gli ambiti di destinazione degli investimenti, in cima alla lista c’è l’integrazione di tecnologie sostenibili, seguita da progetti di sostenibilità interni all’azienda e dall’intenzione di innovare i prodotti e servizi. Dallo studio emerge anche l’importanza dello sviluppo di partnership strategiche con aziende dello stesso o di altri settori: la condivisione rappresenta un fattore determinante per le realtà di minori dimensioni, che spesso non hanno le risorse e le competenze per sviluppare in autonomia soluzioni per migliorare la propria sostenibilità. L’approccio sistemico di filiera, dunque, risulta critico per le PMI.
RESPONSABILE DELLA SOSTENIBILITÀ: APPROCCIO INTEGRATO
Se confrontate con la media – secondo la ricerca Deloitte – le realtà che prevedono un Responsabile della sostenibilità dimostrano un approccio più integrato alla sostenibilità. Un esempio è il maggiore tasso di adozione del Piano di Sostenibilità rispetto alla media delle aziende italiane: passa dal 3% al 73% la quota di chi lo ha già formalizzato e dall’1% al 19% quella di chi lo ha in programma nei prossimi dodici mesi. Parallelamente, raggiunge il 60% l’utilizzo di KPI tra le organizzazioni che hanno un piano operativo, segnando un aumento di 20 punti percentuali dalla media.
Anche per le attività di rendicontazione il quadro è molto diverso nelle imprese che hanno un Responsabile della sostenibilità: l’85% degli intervistati riferisce di redigere un bilancio di sostenibilità e quasi metà, il 44%, lo effettua da oltre due anni. Anche rispetto alla comunicazione delle iniziative di sostenibilità, circa 8 Responsabili della Sostenibilità su 10 dichiarano di diffondere obiettivi, progetti e risultati, contro una media italiana del 12%.
I DATI IN ITALIA
Nel nostro Paese – secondo quanto emerge dalla ricerca Deloitte – una figura che si occupa esclusivamente di sostenibilità – un Responsabile della sostenibilità (RSO) – è presente solo nel 7% delle aziende. Una percentuale che sale al 37% se si considerano solo le imprese con più di 50 dipendenti. Si tratta, del resto, di una figura che, nella maggioranza dei casi (71%), è stata istituita da meno di 5 anni. Per quanto riguarda la gerarchia aziendale, nel 31% dei casi i RSO riportano direttamente all’amministratore delegato, nel 25% riportano al Direttore Operativo e nel 14% dei casi al Responsabile di Produzione. Limitato, per ora, il numero di persone dedicate ai team degli RSO: il 43% dei RSO ha disposizione al massimo due persone, il 26% ne ha al massimo 5, il 10% ha 10 persone e solo il 7% ne ha più di 10.
RSO: LE COMPETENZE
Secondo la ricerca Deloitte, per le aziende intervistate, i RSO devono disporre anzi tutto di competenze tecniche specifiche (dall’ambito energetico alle scienze dei materiali): è di questo avviso circa 1 azienda su 2. Alle competenze tecniche si affiancano però anche competenze soft, come la capacità di ascolto e comunicazione, la cui rilevanza viene indicata dal 45% delle aziende. I RSO intervistati, a loro volta, mettono in luce soprattutto l’importanza di applicare le competenze tecniche nello specifico contesto settoriale. A ciò si aggiunge, in 1 intervistato su 2, la rilevanza di una visione di lungo periodo, elemento fondamentale specie nell’interlocuzione con il top management.
COSA DICONO GLI ESPERTI
«Le aziende sono oggi chiamate a mettere a fuoco un nuovo approccio alla sostenibilità. Non si tratta solo di individuare e realizzare azioni che riflettano una maggiore attenzione all’ambiente o ambiscano a una superiore ricaduta sociale. Si tratta di sviluppare una concreta integrazione strategica delle tematiche ESG nel modello di business, ripensando i rapporti con tutti gli stakeholder e aggiornando i prodotti e i servizi venduti sul mercato, nell’ottica di una crescente generazione di valore», commenta in una nota Franco Amelio, Deloitte Sustainability Leader.
«Assistiamo a un rapido consolidamento del ruolo del responsabile della sostenibilità nelle aziende di ogni dimensione e di ogni settore industriale. L’evoluzione del contesto normativo e le dinamiche di mercato guidano questo cambiamento. Sarà importante assegnare a queste figure una chiara collocazione della struttura organizzativa, affinché possano disporre delle leve necessarie a svolgere una funzione di assoluto rilievo», aggiunge Amelio.
«La sostenibilità è un tema centrale nella definizione della strategia aziendale. È una delle leve fondamentali per operare sul mercato, per attrarre i migliori talenti, per consolidare la reputazione, per consentire l’accesso al mercato dei capitali, per accelerare gli investimenti. Nelle scelte di allocazione del capitale, è la principale discriminante nella maggior parte dei settori industriali: per questo serve una visione integrata di lungo periodo, in cui la sostenibilità concorra effettivamente a definire il profilo aziendale», dichiara in una nota Stefano Pareglio, Presidente di Deloitte Climate & Sustainability.
«I responsabili aziendali della sostenibilità oggi sono chiamati a svolgere funzioni operative e a offrire, nel contempo, visione e capacità di indirizzo. Se a ciò sommiamo le diverse formazioni professionali degli attuali manager della sostenibilità, ben comprendiamo la varietà di soluzioni organizzative adottate dalle aziende, non solo nel nostro Paese. Siamo dunque in una fase evolutiva, e l’auspicio è che si arrivi rapidamente a consolidare il ruolo di queste figure, cui spesso è delegata anche l’interlocuzione con stakeholder portatori di esigenze tra loro differenziate», commenta Pareglio.
(Articolo pubblicato su energiaoltre.it)
