Per la Green Economy un rendimento del 198% in 10 anni, secondo solo a quello tecnologico

In un rapporto, il London Stock Exchange Group (LSEG) definisce “green economy” l’insieme delle aziende che generano ricavi dalle energie rinnovabili e dall’estrazione e lavorazione di minerali critici

 

Le aziende della green economy hanno registrato dei rendimenti di mercato totali del 198% negli ultimi dieci anni, rendendo il settore il secondo segmento azionario con la migliore performance negli ultimi dieci anni, dietro solamente al settore tecnologico.

In un rapporto, il London Stock Exchange Group (LSEG) definisce “green economy” l’insieme delle aziende che generano ricavi dalle energie rinnovabili e dall’estrazione e lavorazione di minerali critici, e ha stimato che oggi, nel complesso, questo settore abbia una capitalizzazione di mercato totale di 7,2 trilioni di dollari. Il rapporto di LSEG mostra che, negli ultimi 10 anni, la green economy ha registrato un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 14%.

LA GREEN ECONOMY E IL RUOLO DELLE ENERGIE RINNOVABILI

Nella sua analisi, LSEG ha utilizzato l’indice FTSE Russell Environmental Opportunities All Share come punto di riferimento per il settore dell’economia verde. Questo indice, dal 2008, “ha sovraperformato il FTSE Global All Cap dell’82%”, ha affermato LSEG nel rapporto, pubblicato da Bloomberg.

L’energia rinnovabile è stata un passo indietro nella performance della green economy, ma secondo LSEG la transizione energetica è “una grande forza” che dovrà essere presa in considerazione nei prossimi anni. Nell’ultimo decennio i migliori risultati della green economy sono state le aziende che lavorano principalmente nel campo dell’efficienza e della gestione energetica.

 

I POSSIBILI OSTACOLI ALLA GREEN ECONOMY

Nonostante le prospettive della green economy siano tendenzialmente rosee – scrive su Oilprice Tsvetana Paraskova -, vi sono degli ostacoli alla crescita sostenuta della performance azionaria e al ritmo della transizione energetica. “Tra questi troviamo le tariffe commerciali, che potrebbero rallentare il lancio di tecnologie energetiche pulite”, ha spiegato a Bloomberg in un’intervista Jaakko Kooroshy, responsabile globale della ricerca sugli investimenti sostenibili di LSEG.

GLI INCENTIVI DI STATI UNITI E UNIONE EUROPEA

Gli incentivi degli Stati Uniti e dell’Unione europea per la produzione nazionale di energia verde sono destinati a stimolare la crescita, ma le tariffe sui veicoli elettrici cinesi potrebbero compromettere gli obiettivi di energia pulita e portare ad un ampliamento dei contrasti commerciali. Proprio la scorsa settimana la Cina ha dichiarato di stare svolgendo delle indagini antidumping sulle importazioni dell’Unione europea, prendendo di mira le importazioni di brandy e carne di maiale, mentre la disputa tariffaria è entrata in una nuova fase, con l’inizio delle tariffe provvisorie dell’Ue sulle importazioni di auto elettriche fabbricate in Cina.
 

Articolo pubblicato su energiaoltre.it